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la val d’ossola 125

stato, e io arrischio di guastarne loro l’imagine, non isperando al certo di abbellirla. Mi affretto dunque alla meta: la Val Formazza e la grande cascata.

» Eccomi disceso a Suna, che è come il punto di partenza per chi voglia visitare la gran valle della Toce; poichè questo bel villaggio è, si può dire, allo sbocco di quel fiume alpino, che distese il suo delta tra il Margozzolo e il Montorfano, celebri per le cave di granito, le quali, come diedero già le colonne al S. Paolo di Roma, inviano ora il lastrico alle vie di Queretaro nel Messico. Dalle foci del fiume rimontare fino alle sue sorgenti, era questo il mio voto.

5. » Un modesto cavalluccio, se non divora, almeno batte la via che da Suna guida alle falde del Montorfano. Girato questo da tramontana eccoti lo specchio tranquillo del lago di Margozzo, quindi il paese che gli dà il nome, e siamo nella Val d’Ossola. Questa, che si dovrebbe dire Valle della Toce, è, come tutte le grandi valli alpine, trista piuttosto e monotona, tutta incisa com’è in quegli schisti cristallini, cui il tempo tinge di una ruggine nera, così uggiosa e uniforme. La Toce serpeggia, segnando una striscia angusta nel vasto letto che si è preparato da secoli. Le parti basse della valle sono coperte di prati, di vigneti, di colti; le alte di boschi, da cui traspajono, quasi dagli strappi di un manto verdecupo, le brulle rupi. Frequenti macchie biancastre indicano le cave di béole1, che quei paesi forniscono così belle ai terrazzi cittadini. Tra queste macchie volgari vanno di stinte le due più nobili, quelle delle cave di Gandoglia, da cui si trasse quella montagna di marmo scolpito che si chiama Duomo di Milano, e l’altra delle cave di Vogogna, de’ cui marmi si fabbricò a Milano l’Arco del Sempione.

» Sul pomeriggio giunsi a Domodossola, capitale della valle, imbandierata a festa in quel giorno per quella stessa solennità scientifica di cui v’intrattenni già così lungamente. Trattavasi, voglio dire, dell’adunanza dei membri del Club alpino2, tenutasi appunto il 28 di quell’agosto in quella città. Io c’era andato per partecipare alla geniale riunione; ma non informato sufficientemente degli usi di quel Congresso, a cui prendeva parte per la prima volta, ci arrivai, come si suol dire, a compieta, appena

  1. Béola è il nome volgare delle lastre di gneiss, roccia cristallina, della natura del granito, che si sfalda in lastre di una regolarità sorprendente. Una sola di quelle lastre basta talora a coprire un terrazzo della lunghezza di 4 a 5 metri.
  2. Vedi Serata II.