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SERATA VII


Da Milano al Salto della Toce.

La brina, 1. — Invasione di nipoti, 2. — Cascate delle Alpi, 3. — Il lago Maggiore, 4. — La Val d’Ossola, 5. — Vall’Antigorio e Val Formazza colle impronte degli antichi ghiacciai, 6. — Un po’ di Flora alpina, 7. — Il salto della Toce, 8. — Arretramento delle cascate, 9.


1. I fiori di primavera, le bionde spiche d’estate, i grappoli d’autunno, gli splendori del sole, il pallor della luna, il sibilo dei venti, la terribile maestà delle procelle, ecco i perpetui ritornelli del poeta, continuamente rapito dagli spettacoli della natura, or lieta e sorridente, or severa e minacciosa, grande, potente, bella, provvida sempre. Ma a chi passò mai per la mente di parlare della brina, se non per maledire in essa il simbolo della vecchiaja? Però nel cantico sublime dei tre Fanciulli, in quella splendida rassegna di tutte le bellezze del creato, anche le brine son chiamate a benedire il Signore dell’uomo e della natura insieme coll’immensità de’ cieli, coi fulgori del sole e delle stelle, coll’ampiezza dei mari, coi monti, con le nubi, le folgori, le pioggie, le grandini, le nevi1.

Ditemi: non vi fermaste voi mai ad ammirare la brina? Voi sorridete di compassione. Forse non ve ne ricordate che, per aver corse più frettolosamente le vie, spirando il fiato a globi di fumo, quasi comignoli ambulanti. Se vi avesse visti l’abita-

  1. Nel cantico, detto Benedicite, di Anania, Azaria e Misaele, gettati nella fornace per ordine di Nabucodonosor, che si legge nel capo 3 delle Profezie di Daniele, è detto: Benedicite pruina et nives, Domino — Benedite o brina e nevi al Signore.