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dintorni di bormio 113

e si classificò col titolo di compagnatore. È un documento che farà gran chiasso di qui a 500 anni, se i topi risparmieranno pe’ futuri archeologi gli archivi di Santa Caterina.

19. » Non mi dilungherò ad accennarvi alcuni ridicoli incidenti che finirono quella giornata campale, a narrarvi, per esempio, come, dopo aver vagheggiato nel pensiero un calesse reclamato a rigor di giustizia dalle povere gambe poste quasi fuori di combattimento, dovessimo poi trottare a piedi fino a Bormio al chiarore di luna. Bastivi il sapere che, un’ora prima di mezzanotte, un’allegra mensa, condita dal più formidabile appetito, riuniva all’albergo della Posta gli avanzi di quell’infausta giornata. Per fortuna tutti appartenevano a quegli avanzi, compreso il vostro zio che da così lunga chiacchierata vorrebbe che cavaste questa buona massima: prima di accingervi ad un ’ impresa, misurarne la portata e pigliare tutte le cautele per non esporvi temerariamente al pericolo; ma una volta che, senza vostra colpa, ed anche a fin di bene, vi trovate in difficili circostanze, conservate tutto il sangue freddo, affrontando le difficoltà con quel coraggio che le vince».

20. «Hai finito?» chiese Annetta.

«Non senti che suonano già le dieci? Del resto quand’io volessi toccarvi quanto offrono di interessante i dintorni di Santa Caterina, e descrivere tutte le belle gite che vi si possono intraprendere, avrei ancora da intrattenervi per parecchie serate. Interessantissima, per esempio, è la gita a Ponte di legno per il passo del monte Gavia, rasente le ampie vedrette che dipendono dal Corno de’ tre Signori. Bellissima la Val-Viola, per cui si giunge a Livigno, donde si ritorna a Bormio per la Val-di-Fraele. Incisa tra due enormi pareti frastagliate di calcaree nere, ove si disegnano, con mille ondeggiature, contorsioni, mosse bizzarre, gli innumerevoli strati sovrapposti, la Val-di-Fraele è il tipo dello squallore. Quasi interamente chiusa, isolata dal mondo, può interessare il geologo che vi ammira nel loro più imponente sviluppo le calcaree alpine; ma è un regno di desolazione e di morte. Anche là tuttavia il solitario laghetto di Fraele, il limpido corso dell’Adda giovinetta, alcuni lembi di erbosi piani interrotti da macchie di abeti, possono esser fecondi di quel diletto che compensa la fatica di una buona giornata di cammino. Non lascerete poi di fare una gita allo Stelvio. Essa è di prammatica; è la partita obbligata di quanti si bagnano o bevono lassù. Chi non ha visto altri passaggi alpini, potrà gustare an-