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i laghi alpini 105

mentre riunita in fragoroso torrente, si precipita quasi tutta in un burrone spaventoso, aperto verso il Frodolfo. Se mai salirete il Sobretta, non mancate di fissarvi, colle debite cautele, sull’orlo di quel burrone, e di lasciar cadere uno sguardo giù sino al fondo. Vi assicuro che non avrete mai visto nulla nè di più terribile, nè di più vago. Il burrone si sprofonda forse oltre un centinajo di piedi tra due verticali pareti di marmo bianco venato di bleu, e il fondo stesso dell’abisso non è che un pavimento di marmo, ove si appiana il limpido torrente, mantenendovi perenne la freschezza del liscio e delle tinte variegate. Oh! che hanno a che fare con queste meraviglie i marmorei pavimenti dei più ricchi palagi?

» Passato quel torrente al basso, dove si dilata sul pendio del monte, e seguendo per largo calle il ciglio del burrone, siamo sull’opposto versante. Qui nuove meraviglie! Non è a credersi infatti che la montagna discenda immediatamente. No: esiste una lunga e angusta gola, una specie di conca che, per dir così, attraversa la grossezza del Sobretta, le cui vette biancheggiano assai più in alto. Quanto è severa quella gola alpina! Dopo aver attraversata una serie di rocce diverse, ci trovavamo, come aveva previsto, nel cuor del granito. Non v’ha roccia su cui il gelo eserciti più atroce la sua rapina. Le negre rupi si sfasciano, cadono a brani, quasi divorate da vasta cancrena; nuovi monti in seno ai monti erige l’immensa rovina de’ massi franati; i ghiacciai nelle loro straordinarie invasioni ne adunarono enormi cumuli, che ingombrando a volta a volta il fondo di quella conca, e impedendovi il libero scolo delle acque, furono, a quanto pare, causa principale di quei piccoli laghi, in che essa è ripartita.

12. » Sono i laghi detti di Brodec, piccoli stagni, di cui il principale può aver tuttavia 200 metri di lunghezza. Tali laghetti abbondano in seno alle Alpi, anche nelle parti loro più elevate, e quante volte li trovai, mi produssero sempre una impressione gradevolissima, ma indefinibile. Quegli specchi d’acqua, cinti da ignude rupi, sono così limpidi, così trasparenti; eppure il cielo vi si riflette con una luce così oscura.... Talora, affatto immobili e lisci, li assomigliereste a una gran tavola di marmo nero. Talora appena increspati da onde brevi e morbide, a riflessi lividi e neri, trovereste di paragonarli ad un finissimo drappo di seta morella che, disteso sul suolo, ondeggi mosso dal vento. E’ ti infondono nell’anima una certa calma, come una dolce tristezza e danno a quell’orrida natura una specie di soave favella che ti intrattiene, ti attira, ti ammalia sì, che più non partiresti da quei luoghi incantati.