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discesa degli antichi ghiacciai 103

tutta una catena di montagne biancheggianti, che stese in vasto semicerchio, e fuse colle vette alpine coperte di nevi eterne, si projettano sull’intenso azzurro del cielo. Ebbene, dagli imi recessi di quelle Alpi discesero una volta i ghiacciai con poderosa mossa. Il mare, occupando la gran valle del Po, flagellava ancora i piedi delle Alpi e delle Prealpi. I nostri laghi erano altrettanti fiords, o bracci di mare. I ghiacciai li colmarono, e gonfiandosi, gonfiandosi si levarono ben alto, rivestirono i fianchi delle nostre montagne, arrotondarono i colli sottoposti, coprirono di pingue detrito le più umili colline, e le colline stesse allineate ai lembi settentrionali della pianura eressero sul fondo del mare con lento lavoro. Lo stesso detrito glaciale portato a gara da mille torrenti, nel mare, divenne pianura; l’aratro rivolta in oggi, conversi in pingui zolle, i brani delle alpine vette demolite dal gelo. Quelle rupi ignude, quelle montagne, simili a scheletri biancheggianti, rimasero così irte, così nude, perchè il ghiacciajo non giunse a coprirle del suo mantello; mentre, ritirandosi i ghiacciai entro i loro attuali confini, le basi dei monti più elevati, ei colli minori uscirono lisci, arrotondati e, dove le circostanze lo permettevano, coperti di tritume roccioso, cambiato più tardi in fertile terriccio. La cosa vi parrà strana; ma è vera.... studiate, e mi darete ragione».

I miei piccoli uditori erano rimasti come trasognati, con un viso che pareva dicesse: pazienza!... stasera lo zio non ne ha voglia punto.... N’ebbi compassione, anzi li trovai più ragionevoli di me e mi affrettai a rimettermi in cammino.

10. «Dunque avevamo sormontata la zona dei prati e degli alberi, e cominciavamo a dar la scalata agli aridi talli, creati dallo sfasciume delle vette del Sobretta, che ci sovrastavano a sinistra. Come son brulle quelle montagne! ricordo che il sole ci percuoteva spietatamente la nuca, e il caldo, unito all’affanno del salire, ci cagionava una sete ardente. Si pensò a deviare alquanto per accostarci ad una valletta ove si sperava di scoprire un ruscello; ma giuntivi trovammo un letto asciutto ed aspro come le rocce che lo fiancheggiavano. Già disposti a tirar innanzi, ecco un sussurro, un lieve scroscio ci ferisce l’orecchio: esso va crescendo, si avvicina, e guardando in alto a breve distanza, ecco una striscia interrotta, luccicante ai raggi mattutini; infine un ruscello che discendeva balzellando alla nostra volta, quasi chi impietosito si affretti a sollevare l’indigente, con quel brio, con quel sorriso che condisce la carità, e ne centuplica il