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8 sugli accènti tònici


I Maèstri e le Maèstre, a cui sono specialmente rivòlte queste considerazioni, non hanno bisogno certamente d’esser richiamati a qualcuno dei mille casi, in cui basta una sillaba che si pronunzi lunga piuttòsto che brève, una vocale che suòni apèrta piuttòsto che chiusa, perchè vada a ròtoli il concètto, quando pure la cosa piú sèria non día luògo per avventura al mássimo del ridicolo.

Ad ottenere qualche còsa di piú che una rètta pronúnzia mirano probabilmente le cattedre di bella pronúnzia, fondate prèsso alcune delle scuòle superiori, i prèmî a chi sa mèglio lèggere proposti ai maèstri ed alle maèstre, ed altri mezzi, a cui si èbbe o si potrá avèr ricorso, i quali pói, a giudizio di persone prátiche ed esperimentate, appròdano a pòco dappertutto. Ma intanto non v’ha dúbbio che, ad ottenere modestamente il sèmplice effètto d’una rètta pronúnzia, com’è intesa dall’autore di questo libro, possono bastare gli accènti, secondo il sistèma in esso seguito, od altro migliore, che altri potrebbe in sèguito proporre.

— Ma è pòi tale realmente il danno, e tanto efficace il rimèdio, perchè valga la pena d’infarcire di tanti pennacchietti le págine degli stampati? Uno sdrúcciolo di piú o di meno, un’o od un’e che si pronúnzî piuttòsto chiusa che apèrta, non sono pòi tali sconci da rèndere, come sembra volersi minacciare, inintelligibili gl’Italiani gli uni agli altri. —

Pròprio non c’è peggiór malato di quello che del suo male non s’accórge. Bisognerebbe peraltro diffóndersi tròppo, entrare in tròppi particolari per dimostrare come attualmente, spècie nelle province d’Itália forse piú popolose e colte, infinitamente maggiore del bisogno d’imparare a bène scrivere, sia quello di apprèndere a bèn parlare. Me ne appèllo a chiunque siasi occupato un pò’ della matèria, o ábbia anche soltanto avuto occasione di istituire semplicemente a orècchio un paragone tra i divèrsi mòdi di parlare la lingua italiana, di quelli che predicano, insegnano, arringano, o semplicemente convèrsano secondo i divèrsi paesi, o secondo le persone che ai divèrsi paesi appartengono. Che babilònia pel sèmplice dato e fatto d’una cattiva pronúnzia! Intanto è piú facile trovare, per esèmpio a Torino Milano, cènto persone che pronunziano benissimo il francese, che una la quale pronunzi tollerabilmente l’italiano.