Pagina:Stoker - Dracula, Sonzogno, Milano, 1922.djvu/97


dracula 97


— Ah! Dio mio! — gridò.

I due punti rossi erano scomparsi.

— Sta per morire — disse con gravità il maestro — chiamate il suo fidanzato.

Corsi a cercare Arturo che dormiva nella sala da pranzo e lo preparai con precauzione.

Il povero ragazzo mi ha fatto pena.

Vedendolo entrare nella stanza, Lucy ha mormorato:

— Arturo, amor mio, sono felice di vedervi.

Si curvò per baciarla ma Van Helsing l’ha respinto:

— Non ancora, prendetele soltanto la mano.

Arturo s’inginocchiò davanti al letto. Lucy chiuse gli occhi e s’assopì. Il suo respiro placido dapprima si fece ansante. Le sue labbra si socchiusero, scoprendo le gengive pallide; i canini mi parvero più lunghi. Aperse gli occhi e lo sguardo era fisso e duro. Con voce rauca che non le conoscevo, mormorò:

— Arturo, baciatemi.

Arturo si chinò, ma Van Helsing si gettò bruscamente su di lui e, scostandolo dal letto, lo spinse verso la porta con una energia di cui non l’avrei creduto capace.

— Perdio, non la toccate! Andatevene!

Arturo rimase come inebetito. Non toglievo gli occhi dalla giovinetta, un’espressione di rabbia contrasse il suo viso. Poi chiuse gli occhi; quando li riaperse, tese la mano a Van Helsing.

— Amico mio, mio solo amico — disse — vegliate bene su di lui.

— Ve lo prometto — egli rispose. — Venite, ragazzo mio — disse ad Arturo — potete baciarla sulla fronte.