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più, quando dorme, da quando io nascondo la chiave sotto il mio cuscino; ma ogni notte, così addormentata va ad appoggiarsi al davanzale. La notte scorsa ve la sorpresi; volli svegliarla, era svenuta.

Durai fatica a rianimarla. Si mise a piangere, più debole d’una convalescente. I due punti rossi che porta alla gola, a cagione della mia malaccortezza, non si cicatrizzano; anzi le due piccole piaghe si sono allargate; la carne ne è bianca sugli orli. Se non guariscono fra due giorni consulterò un medico.

18 agosto.

Lucy sta meglio. Ridiventa rosea e me ne rallegro. Siamo andate al vecchio cimitero.

— Che cosa mi è venuto in mente di venire qui quella notte — ha detto ridendo.

— Sognavi di sicuro.

— Può darsi, ma ne conservo un ricordo preciso come una realtà. Ero attirata come da una calamita, ma avevo paura. Mi ricordo d’aver attraversato le strade addormentate ed il ponte: dei cani abbaiarono. M’arrampicai sui gradini della vecchia badia. Poi rivedo un uomo nero dagli occhi rossi: mi si è avvicinato, ho creduto di sprofondare in un’acqua profonda che mi riempiva le orecchie e m’è parso che l’anima si dileguasse. Poi mi sentii scuotere con violenza; eri tu che mi svegliavi.

Rise d’un risolino strano e non insistei.