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fatto l’atto d’alzarsi. L’ho trattenuto e allora mi ha chiesto se credevo di poterlo amare un giorno. Dissi di no, colla testa. Allora replicò che non voleva essere indiscreto ma desiderava sapere se ne amassi un altro. Ho sentito che dovevo dirgli la verità...

Allora, gravemente, mi ha prese le mani, augurandomi di essere felice. «Se avete bisogno di un amico, mi ha detto, pensate a me.»

Ah! Mina! è piacevole l’essere chiesta in matrimonio, ma è triste assai spezzare il cuore d’un uomo!

Le lagrime m’acciecano, riprenderò fra poco questa lettera.

Nella serata.

Arturo è uscito or ora. Sono molto felice. Ma procediamo per ordine.

Il numero due è venuto dopo colazione. È un seducente americano del Texas. È giovanissimo: non si direbbe mai che ha viaggiato tanto.

Mister Quincy Morris mi trova sola. Mi siede accanto sul divano, mi prende la mano e intavola subito il soggetto:

— Miss Lucy, dice gravemente, io non sono degno di sciogliere i lacci delle vostre scarpette, ma se voi cercate un uomo che ne sia degno, potete aspettare un pezzo. In mancanza di meglio, non vi contentereste dell’imperfetto compagno che sarei io?

Questo discorsetto m’impressionò meno della confessione del povero dottore. Gli risposi ridendo che non avevo bisogno d’un compagno. Allora