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dracula 29

stenograferò la mia lettera. Tanto peggio se il Conte s’incuriosisce.

Il Conte, di fronte a me, fece la sua corrispondenza, poi si alzò portando via inchiostro e penna. Durante la sua assenza, mi permisi di scorrere i suoi indirizzi. La prima lettera era indirizzata a Samuele Billington, n. 7. La Mezzaluna, Whitby. Un’altra a Leutner, Yarna. La terza a Coutts e C., Londra, e la quarta a Klopstock e Billreuth, banchieri, a Budapest.

Avrei spinto l’indiscrezione fino a leggere le due prime lettere che non erano suggellate, ma il Conte entrò. Timbrò le buste e mi disse:

— Scusatemi se vi lascio stassera, ma ho una quantità di cose da fare.

Nel momento di richiudere la porta mi lanciò quest’avviso:

— Vi consiglio, mio giovine amico, di non dormire che nella vostra stanza; il castello è vecchio e non potrei giurare che non ci siano gli spiriti. Credo davvero che voi non siate al sicuro se non in quest’ala del castello. Ma beninteso fate ciò che vi piacerà, io me ne lavo le mani.

Queste parole non erano fatte per rassicurarmi.

Alcune ore dopo.

M’ero dapprima ritirato nella mia stanza. Dopo qualche tempo, il silenzio m’oppresse e provai il bisogno di respirare l’aria pura. Soffocavo di sentirmi prigioniero. Questa esistenza notturna mi deprime; trasalisco alla mia propria ombra e sono angosciato dai più sinistri presentimenti.

Scesi la grande scala di pietra in fondo alla