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dracula | 23 |
fatto ad inchiostro; erano, all’est di Londra, il suo nuovo possedimento, poi Exeter e Whitby sulla costa dell’Yorkshire.
Trascorse una mezz’ora prima del ritorno del Conte.
— Ah! — diss’egli — sempre immerso fra i libri, non bisogna che vi affatichiate. Venite, credo che la vostra cena vi aspetti.
Mi trascinò nella stanza accanto ove infatti alcuni piatti erano disposti sul tavolo.
Il Conte si scusò nuovamente; aveva pranzato fuori; ma, come la vigilia, mi sedette accanto e parlò mentre io mangiavo.
Come la vigilia, discorremmo tardissimo nella notte; il conte non si stancava d’interrogarmi sui soggetti più svariati; io non avevo sonno e non m’accorsi della fuga delle ore.
Il canto del gallo ci fece trasalire.
— Come — fece il conte alzandosi bruscamente — già l’alba! Mi serberete rancore per avervi carpito le ore del sonno! Ma mi destate tanto interesse!... Vi lascio riposare.
Così finì la mia seconda serata!
8 maggio.
Regna in questo castello una strana atmosfera. Vorrei esserne uscito o non mai esservi entrato. Senza dubbio questa esistenza notturna mi deprime; e non solo questo. Avessi almeno qualcuno con cui confidarmi. Ma non vedo che il Conte. E lui!... Sono forse l’unico essere vivente di questa casa. Voglio cercar d’analizzare le mie sensazioni. Sono perduto se mi lascio trasportare dalla mia immaginazione.