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166 | brahm stoker |
— Dove siete? — chiese Van Helsing.
Ella rispose come in sogno, con una voce lontana:
— Non so, non conosco i luoghi.
— Che cosa vedete?
— Non vedo nulla, è buio.
— Che udite?
— Lo sciacquio delle acque. È il rumore delle onde.
— Allora siete su di una nave?
— Sì, sì, appunto!
— Che udite ancora?
— Sopra la mia testa dei passi d’uomini, un rumor di catena e uno scricchiolio simile a quello dell’argano sopra la ruota d’ingranaggio.
— Che fate?
— Non mi muovo; è calmo, calmo...
Chiuse gli occhi e respirò lievemente come se dormisse.
Il sole s’era alzato. Arturo spalancò le persiane. Il sole inondò la stanza.
Il dottor Van Helsing appoggiò dolcemente la testa di Mina sul guanciale e fece alcuni passi magnetici. Dopo alcuni istanti ella riaperse gli occhi. Guardò tutti noi.
— Ho parlato in sogno? — chiese.
Il Professore le riferì interrogatorio e risposte.
— Non c’è un momento da perdere — disse ella; — forse non è troppo tardi.
Arturo e Morris già si precipitavano.
— Ehi ragazzi miei, dove volete andare? — disse Van Helsing. — Il battello levava l’àncora nel momento in cui ella parlava e ci sono tanti battelli nel porto di Londra!... Ah! canaglia! Capisco adesso perchè gli ci voleva tanto denaro!