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d r a c u l a | 159 |
Sulla terra contenuta in quella prima cassa, posò con rispetto dei fiori di tuberose, pronunziando una preghiera. Poi, pianamente, rinchiuse il coperchio che noi aiutammo ad avvitare. E così si fece per ognuna delle altre casse.
Quando rinchiudemmo la porta della cappella, Van Helsing esclamò:
— Ecco un buon lavoro. Auguriamoci che vada altrettanto bene anche il resto.
Prendemmo allora la via della stazione. Passando davanti all’Asilo, lanciai uno sguardo verso la finestra di mia moglie. Ella indovinò la mia presenza e agitò il fazzoletto. Le mandai un bacio, e raggiunsi in fretta i compagni. Il treno era già fermo in stazione. Siamo saltati in uno scompartimento, da dove scrivo queste note.
Piccadilly, 30, mezzodì.
A Londra abbiam preso una vettura. Poco prima di giungere alla casa, Lord Godalming disse:
— Quincy verrà con me in cerca d’un fabbro. Troppo numerosi, susciteremmo la curiosità. Separiamoci dunque. Aspettateci in Green Park, donde si scorge la casa. Quando vedrete le finestre aperte, vorrà dire che non ci sarà più il fabbro. E allora raggiungeteci.
— Buona idea! — disse Van Helsing.
Godalming e Morris presero un altro cab mentre noi proseguivamo nel nostro, fino all’angolo d’Arlington Street. Io provai un battito di cuore scorgendo la casa triste e nera su cui si concentrava la nostra speranza. Sedemmo su di una