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154 | brahm stoker |
Arturo scivolò fuor della stanza e Van Helsing mormorò:
— Bisogna risvegliare Jonathan che pare sotto l’effetto d’un narcotico.
Immerse una salvietta nell’acqua e gliene sferzò il viso. Apersi le imposte. La luna brillava nuovamente; mi permise di vedere Quincy Morris attraversare il prato e nascondersi all’ombra d’un grande cipresso. Con quale scopo?
Harker si svegliò con un grido: un profondo stupore si dipinse sul suo viso.
— Che c’è? — balbettò.
Sua moglie gli tese le braccia, poi bruscamente se ne ricoperse il viso rabbrividendo.
— Che c’è? — replicò Jonathan. — Perchè quel sangue sul lenzuolo di Mina? Dio, Dio... il vampiro? È mai possibile?
Saltò giù dal letto e s’infilò rapidamente gli abiti.
— Bisogna salvar Mina, dottor Van Helsing — disse. — Io mi lancio all’inseguimento di quel miserabile. Occupatevi di lei.
— No, no, Jonathan — gridò Mina — non lasciarmi. Non voglio perderti!
Gli si avviticchiava disperatamente al collo.
— Non temete, figlia mia — disse Van Helsing dando alla giovine donna alcuni fiori di tuberosa — siamo qui noi che vegliamo.
Tutta tremante, ella nascose il volto contro il petto di suo marito. La piccola ferita al collo imprimeva sulla camicia di Jonathan due traccie rosse. A quella vista, ella singhiozzò gemendo:
— Impura! sono impura! Non posso più toccare mio marito! Sono la sua peggiore nemica!