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dracula 153


Ci precipitammo nelle nostre stanze. Equipaggiati come la prima volta dell’escursione notturna nel maniero, ci ritrovammo davanti alla porta degli Harker.

— Siamo costretti a sfondare la porta — disse Van Helsing — poichè se svegliamo i nostri amici, Egli avrà il tempo di sfuggire.

Con lo stesso slancio, ci avventammo contro la porta la quale cedette tanto bruscamente che fummo lanciati in mezzo alla stanza.

Lo spettacolo che apparve mi agghiacciò di spavento. Il chiaro di luna era così luminoso che, malgrado le imposte chiuse, si vedevano gli oggetti nella stanza. Jonathan che occupava il letto accanto alla finestra, dormiva con un respiro irregolare. Accanto al letto di Mina si delineava un’indistinta forma nera.

Al nostro avvicinare, il Conte si voltò; i suoi occhi scintillarono di furore diabolico; le sue larghe narici si dilatarono, digrignò i denti e si allontanò con violenza dal letto di Mina e venne alla nostra volta. Il Professore agitò la sua ghirlanda di tuberose ed il Conte indietreggiò, come la povera Lucy davanti alla propria tomba. Allora brandimmo tutti i nostri fiori d’aglio, obbligando così il mostro a indietreggiare. Una nube passò davanti alla luna, oscurando la stanza. Quincy sfregò un cerino e l’accostò al gas; si vide allora un lieve vapore bianco scivolare nel corridoio.

Poi la signora Harker lanciò un grido stridente che udirò fino alla morte. Noi siamo accorsi verso di lei. Era d’un pallore livido e aveva lo sguardo folle di terrore. Si ricoperse il viso con le mani che portavano le traccie della rude stretta del Conte.