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dracula | 151 |
— Presto, Quincy, un po’ d’acqua e di brandy! — gridai.
Quincy tornò con una fiala. Ne umettai le labbra del paziente che riprese i sensi.
— Non è un sogno — riprese — ma un’atroce realtà. Ancora un po’ di brandy, sento che me ne vado e devo dire parecchie cose. Grazie.
«Vedete, tutto il male cominciò quella sera in cui vi supplicai d’allontanarmi di qui. Allora non potei parlare: la mia lingua era legata ma la ragione limpida. Quando partiste, ebbi una crisi di disperazione. Poi mi calmai. I cani abbaiavano accanto alla casa, ma Egli era altrove.
Van Helsing mi lanciò un’occhiata significativa.
— Continuate — feci io dolcemente.
Egli riprese:
— Egli si avvicinò alla finestra sotto forma di nebbia, quale già lo avevo veduto parecchie volte. Ma aveva più l’apparenza d’uomo reale che di ombra; i suoi occhi scintillavano d’uno splendore straordinario, la bocca rossa sogghignava scoprendo i denti aguzzi. Io non gli dissi di entrare, come egli sperava.
«Allora, per sedurmi, fece sfilare davanti a me tutte le tentazioni. Vidi milioni di topi, d’uccelli, di gatti e di cani; e tutto ciò rappresentava del bel sangue rosso, della vita, e dei secoli d’esistenza.
«— Tutte queste vite sono vostre e molte altre ancora — mi disse — se volete adorarmi.
«Allora mi vidi avvolto da una nube rossa. Spinto da un impulso irresistibile, dissi:
«— Entrate, mio signore e padrone.