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Ma so ch’era a pochi passi da un grande fabbricato bianco, forse una chiesa. Anche quella era una casa piena di polvere.

— Avete potuto caricare e scaricar da solo quelle casse?

— No, il vecchio galantuomo che m’aveva impegnato per fare quel lavoro mi diè una mano. Non ho mai veduto un uomo di quella forza.

— Ah! — feci io, con interesse.

— Sì, un vecchio con i capelli bianchi. Eppure!... Sollevò una delle impugnature della prima cassa come fosse stata un pacchetto di thè mentre io sbuffavo per sollevare l’altra. Bisognava vedere! Lo stesso avvenne a Piccadilly. Era giunto prima di me e m’aperse la porta.

— Deponeste le casse nell’hall?

— Sicuro, dove volevate metterle? Poi ripartii; ed egli mi chiuse l’uscio alle spalle.

— E non vi ricordate il numero?

— No, signore. Ma è facile ritrovare la casa: c’è una gran facciata di pietra e un alto limitare.

Non potendo avere più precise informazioni, gli feci scivolare in mano un marengo e mi diressi al Piccadilly.

Non c’era tempo da perdere. Il Conte deve già avere disperso qua e là qualcuna delle sue casse.

A Piccadilly Circus, lasciai la vettura e feci alcuni passi. Scopersi prestissimo la casa descritta da Sam. Non fu certo abitata da molto tempo perchè uno strato di polvere l’annerisce. Le imposte sono aperte. Il cartello di vendita venne tolto ma disegna sul muro un quadrato più chiaro. Mi duole che non ci sia più: senza dubbio m’avrebbe dato il nome del proprietario dal