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È probabile che il mostro disperda nella città ognuno di quegli invii. Evidentemente ha fatto il piano di prepararsi a Londra parecchi «pieds à terre».

— Avete fatto altri trasporti? — gli chiesi.

— Sto per dirvelo, signore! La notte scorsa all’osteria del Cavallo bianco, c’è un tipo nominato Bloscam che s’è lamentato d’aver dovuto fare un lavoro niente affatto gradito in una vecchia casa di Purfleet. Forse se l’interrogate ve lo dirà.

— E dove lo posso trovare?

— Alla manifattura del Poplar.

Con quel vago indirizzo, partii alla volta del Poplar.

Era mezzodì quando scopersi quel lontano quartiere londinese. Anzitutto, non sapendo ove si trovasse la suddetta manifattura, m’informai in un caffè: gli operai che facevano colazione a un angolo del tavolo mi dissero che non molto lontano ce n’era una, recente.

Vi andai. Il capomastro, interrogato, rispose che Bloscam lavorava infatti per conto loro. Lo chiamarono in seguito alla mia promessa di pagare il tempo che stavo per fargli perdere.

Era un giovinottone vigoroso dai lineamenti duri e l’aria ostinata. Una moneta da venti soldi gli sciolse la lingua.

Aveva fatto due viaggi fra Carfax e una casa di Piccadilly per trasportare in questa nove grandi casse «che pesavano enormemente!»

— Potreste dirmi il numero di quella casa in Piccadilly!

— Perdiana, signore, non so più il numero.