Pagina:Stoker - Dracula, Sonzogno, Milano, 1922.djvu/127


dracula 127

gionevole, la signora Harker s’arrischiò, dopo avermi consultato con lo sguardo, a intavolare il suo soggetto favorito.

— Vedete, signora — diss’egli con lucidità stupefacente — sono stato io pure in preda ad una strana fissazione e non è da meravigliarsi che i miei amici abbiano preferito farmi sorvegliare. Ero persuaso che mi fosse possibile prolungare indefinitamente la mia vita assorbendo una quantità senza tregua rinnovata di vite animali. L’ho creduto tanto, anzi, che fui tentato di prendermi una vita umana. Il dottore può testimoniare che ho cercato d’ucciderlo, allo scopo di rinforzare il mio poter vitale con l’assorbimento del suo sangue, secondo quella frase della Scrittura che dice: «Il Sangue è la Vita». Dei ciarlatani, con il loro elisir, hanno ribassato questa evidente verità. Non è così, dottore?

Lo ascoltavo stupito, non sapendo che pensare di quell’uomo che, cinque minuti prima, davanti a me, aveva inghiottito mosche e ragni.

Consultai l’orologio e vidi ch’era l’ora d’andare alla stazione incontro a Van Helsing. Ne avvertii la signora Harker che mi seguì fuor della stanza dopo avere amabilmente detto a Renfield:

— Arrivederci, signore, spero d’avere il piacere di incontrarvi ancora sotto auspici più favorevoli.

Con mia grande sorpresa, rispose:

— Addio, mia cara, il cielo mi preservi di mai più rivedere il vostro amabile viso. Che Dio vi protegga!

Van Helsing mi strinse la mano con l’aspetto della gioia più viva: