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Lo seguo sulla strada; egli sfrega un cerino e non ci curviamo verso il bimbo. Il suo piccolo collo non porta la minima graffiatura.

— Vedete bene! — io obietto trionfalmente.

— Nient’altro se non che siamo arrivati a tempo — dice Van Helsing con calma.

Che fare di questo fanciullo? Impossibile portarlo dal commissario: avremmo dovuto spiegare la nostra presenza nel cimitero.

Dopo aver riflettuto abbiamo deciso di lasciarlo sulla piazza di Hampstead, ove fatalmente deve venire scoperto. Le nostre previsioni si avverano. Udendo venire un policeman, abbiamo deposto il bimbo sull’orlo del marciapiede; ci siamo allontanati vivamente mentre vedevamo l’uomo abbassare la sua lanterna emettendo un’esclamazione di sorpresa. Una vettura ci riconduce a casa.

27 settembre.

Van Helsing è venuto a prendermi alle due del pomeriggio per condurmi al cimitero. Vuol convincermi interamente. Dovemmo nasconderci dietro una tomba perchè c’era una sepoltura. Finalmente siamo soli. Per la prima volta, io penso al delitto legale da noi commesso violando questa sepoltura. E non è inutile dal momento che Lucy non è più nella bara?

Eccoci ancora nella tomba. È meno lugubre che di notte; il sole vi entra. Van Helsing ha sollevato il coperchio del feretro. M’avvicino. Orrore! È lì! è proprio lì! quale la vidi la notte della sua morte, più bella ancora se è possibile. Nessuna alterazione sul viso. La carnagione è fresca,