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era meno addolorato di noi. Van Helsing riposa. Stassera parte alla volta di Amsterdam ma tornerà stanotte. Deve regolare a Londra certi affari, così disse.

Nella vettura che ci riconduceva, Van Helsing ed io, a Londra dal cimitero di Hampstead, il mio vecchio amico ebbe una crisi di nervi; si mise a ridere, a ridere fino alle lagrime.

Abbassai le tendine per non attirare i commenti della gente malevola.

— Che avete mai? — gli chiesi quando si fu alquanto calmato.

Egli si fece grave e mi disse:

— C’è un’ironia tale in tutto questo! quale triste commedia! Quei pastori in cotta bianca che biascicano delle preghiere pensando a tutt’altro!

— Ma, insomma, non capisco che ci sia di buffo. La cerimonia potè parervi tale, a rigore di termini lo posso ammettere; ma il dolore del povero Arturo è davvero straziante.

— Scusate la mia nervosità, amico mio — egli aggiunse. — Se poteste leggere nel fondo dell’animo mio, vedreste che quando rido sono ancor più da compiangere.

— Perchè? — gli chiesi, turbato da quella repentina gravità.

— Perchè io... io so.


La “Westminster Gazette„ del 25 settembre.

Il mistero di Hampstead.

Scene misteriose si svolgono nei dintorni di Hampstead. In questi ultimi tre giorni parecchi ragazzi sono scomparsi per un’intera serata. Que-