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col vetturale e s’allontanò nella stessa direzione della donna del calesse.

— Sì, è il conte — riprese Jonathan sottovoce; — ma com’è ringiovanito!

Non osai interrogarlo per non aumentare il suo turbamento.

Dopo aver fatto qualche passo, entrammo in Green Park. Era una bella giornata d’autunno. Sedemmo su di una panca; Jonathan appoggiò la testa sulla mia spalla e s’addormentò. Dopo venti minuti si svegliò:

— Come mai! ho dormito? — esclamò gaiamente. — Vi chiedo scusa della mia poca educazione. Andiamo subito a prendere il thè.

Aveva certo scordato l’incidente di poco prima. Mi piacciono poco queste lacune nella memoria. D’altronde, preferisco non ravvivare ricordi penosi. Ma forse farò bene a prendere conoscenza del suo giornale.

Triste ritorno. La casa è vuota. Jonathan è ancora pallidissimo. Mi portano un telegramma firmato Van Helsing così concepito:

«Avrete senza dubbio avuto il dispiacere di sapere che la signora Westenra è morta or son cinque giorni e che sua figlia Lucy soccombette l’altro ieri. La doppia sepoltura ebbe luogo stamane.»

Che dispiacere enorme! Compiango sinceramente il povero Arturo...


Giornale del Dottor Seward.


28 settembre.

Tutto è finito. Arturo è ripartito per Ring. Si porta seco Quincy Morris. Il povero ragazzo non