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Giornale di Mina.

22 settembre.

Nel treno che ci riconduce ad Exeter. Jonathan sonnecchia.

La cerimonia religiosa di quel povero mister Hawkins è stata semplicissima; seguivano il convoglio soltanto i domestici, dei vecchi amici di Exeter, il suo corrispondente di Londra e Sir John Paston, presidente della Società di Diritto.

Poi, abbiamo preso l’omnibus che ci ricondusse a Hyde Park ove sedemmo per un momento. Poi siam tornati a Picadilly; Jonathan mi dava il braccio.

Davanti a Giulano, guardavo una bella donna alta seduta in un calesse fermo, quando Jonathan mi strinse il braccio con violenza, dicendo:

— Ah! mio Dio!

Era diventato orribilmente pallido; seguii la direzione del suo sguardo e vidi che squadrava un uomo alto e magro, dal naso a becco e i baffi neri, che guardava egli pure la bella giovine. Lo sconosciuto aveva un’espressione crudele accentuata dai denti di lupo. Jonathan lo fissava con tanta insistenza che io temevo l’altro se ne accorgesse.

— Vedi quell’uomo? — mi disse con angoscia.

— Chi è? Non lo conosco.

Mi ha risposto con voce misteriosa:

È Lui.

Il povero amico evidentemente era sotto il colpo d’una violenta emozione; se non fossi stato lì a sostenerlo, credo, sarebbe caduto.

L’uomo fe’ cenno ad una vettura; parlamentò