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— Aspettatemi — ha detto il Maestro.

È andato a cercare un fascio di fiori d’aglio e li ha disseminati sul corpo e intorno al letto. Poi, staccandosi dal collo un piccolo crocifisso d’oro l’ha posato sulle labbra della morta; poi ha riabbassato il lenzuolo e siamo usciti.

— Domani dovrete portarmi il mio astuccio d’operazione — m’ha detto.

— Perchè? Contate di fare un’autopsia?

— Sì e no. Staccherò dal tronco la testa e leverò il cuore. E come, impallidite? voi, un chirurgo? Voi, ch’io vidi compiere senza tremare le più gravi operazioni? Già, è vero, l’avete amata. Avrei preferito fare quest’operazione stassera, ma bisogna risparmiare Arturo, che vorrà rivederla. Aspetteremo che sia nella bara e nessuno ne saprà nulla, all’infuori di noi!

— Ma perchè? perchè mutilare questo povero corpo? Quale benefizio pensate di ritrarne? È mostruoso!

Egli mi ha posato una mano sulla spalla:

— Amico, ho pietà della vostra angoscia; ma, credetemi, non agisco senza ragione. Ieri, non dovete aver capito perchè mai impedii ad Arturo di baciare la sua fidanzata morente, e tuttavia — l’avete veduto — ella mi ringraziò pregandomi di vegliare su di lui. Abbiate fede in me. Non agisco che a fin di bene.

Si è ritirato nella sua stanza e stavo per rientrare nella mia quando vidi una delle domestiche entrare nella stanza di Lucy; quella pietà, mi commosse.

Ho dormito profondamente poichè era giorno alto quando Van Helsing è venuto a svegliarmi.