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II.


UOMINI DEL TEMPO ANTICO E DEL MODERNO.

Come si sviluppò ciascuno di noi? Quali furono i suoi sforzi? Che cosa desiderò? In che riuscì? Dove cadde? Quali intenti si proponeva? Quali desideri e quali progetti occupano oggi il suo cuore? Le sue opinioni quali cambiamenti hanno subito? I suoi principi quali scosse hanno provator In breve: come ciascuno di noi è divenuto quello che è oggi; cioè dissimile da quello che era ieri o in altri tempi? Ciascuno può ricordarselo più o meno facilmente; ma sopratutto sentirà più vivamente i cambiamenti che in esso si effettuarono assistendo allo svolgersi della vita altrui.

Domandiamo dunque alla storia quali furono gli scopi e quali risultati ebbero gli sforzi dei nostri antenati.


1. — GLI ANTICHI.

Poichè l’abitudine ha imposto ai nostri avi che vissero all’epoca prima di Cristo il nome d’«Antichi», non saremo noi a sostenere che, comparati a noi, gente esperimentata, potrebbero a più giusto titolo essere chiamati «bambini»; preferiamo invece inchinarci a loro come a vecchi genitori. Ma come poterono invecchiare in quel modo; e chi è colui che con la sua pretesa modernità giunse a soppiantarli?

Noi lo conosciamo, l’innovatore rivoluzionario, l’empio erede che profanò con le sue proprie mani il sabato dei suoi padri, per santificare la sua domenica, e che interruppe il corso del tempo per datare da se stesso un’età nuova: noi lo conosciamo e sappiamo che fu il Cristiano. Ma resterà egli eternamente giovane; è egli ancora il «Moderno», o è suonata l’ora di invecchiare anche per lui, che, fece invecchiare gli «Antichi»?

Siccome furono gli stessi Antichi a generare l’uomo moderno che doveva a loro sovrapporsi, esaminiamo dunque questa genesi.

Disse Feuerbach: «Per gli Antichi il mondo era una verità»; ma egli si