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distesa della vallata di Hèrens? Essere laggiù, essere lassù, non era la stessa cosa per lui che ormai nella vita s’era imposto un solo compito: attendere la Morte, e cercare la bella Morte?

Sì, questo era infatti. Ma contro ogni ragionamento della sua mente l’istinto suo tendeva ansioso, adesso, verso la mèta.

Non era fatto di solo spirito, Noris, e il suo corpo, adesso, era stanco. Trovò un impeto di energia nuova quando si trovò di fronte alla parete candida è scoscesa della Dent Blanche e dovette risalire verso l’azzurro per superare i 4370 metri della sua estrema vetta. Ubbidendo mirabile alla manovra della sua mano, la macchina si sollevò, dominò un’altra volta tutto il paesaggio, tagliò rapida collo stormir lieve delle sue immense ali candide lo spazio eccelso e fu oltre tutte le cime, librata altissima sopra la vallata.

Le Alpi erano superate e rapidamente, su questo versante, il declivio scendeva a valle. Ma la valle rimaneva nascosta agli occhi di Noris. coperta tutta da un mare di nebbia candida e folta dalla quale emergevano lontane, all’orizzonte e intorno, altre vette, corona di un lattiginoso mare fantastico.

— Questa — egli pensò — non ci voleva.

Avrebbe preferito il vento e ancora la lotta con altri vortici e magari una tempesta a quella sorpresa. Nella sua situazione, al disopra di un paesaggio appena noto e vicinissimo alla mèta la nebbia veniva ad essere la peggiore delle insidie.

Tuttavia, bisognava affrontarla.

Sopratutto, bisognava calare verso la valle per sottrarsi al freddo che adesso gli intirizziva le mani contratte sul manubrio e spremeva lagrime dai suoi occhi malgrado la protezione degli occhiali.

Guardò la carta.

Ecco: mantenendosi sulla sua rotta nord-nord-ovest, egli poteva adesso abbassarsi sino a due-