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che non riprenderete la parola che gli avete data. Fareste una cattiva azione, Susanna. Una cattiva azione verso di lui e verso vostro padre.

Voi non vorrete rovinare due esistenze per un povero sogno che non ha nemmeno avuto il tempo di fiorire?

— E la mia vita? e la mia felicità, non contano?

— Voi sarete ancora felice: credetemi. Il vostro fu un sogno. Vi desterete e mi penserete con una serenità infinita.

Susanna tacque.

— Addio, — disse stendendogli la mano.

— Addio, piccola amica. Non rinnegatemi nel vostro pensiero.

Gli rispose uno sguardo pieno di amarezza.

— E voi? — fece poi la fanciulla. — Che farete? dove andrete?

— Chissà! — Quando partite?

— Domani.

— Ancora incontro alla morte?

— Ancora e sempre. Ho un progetto audace che forse davvero mi procurerà il bacio della morte.

— È un segreto?

— Sì, se permettete.

— Che Dio v’assista! — fece ancora Susanna.

E furono le sue ultime parole di commiato.

Uscì: senza rivolgersi riattraversò il campo, raggiunse la sua vettura, vi salì e soltanto quando la vettura fu in idolo sulla strada bianca che tagliava la campagna, ella chiuse gli occhi dietro il velo calato sul suo pallido viso alterato e si abbandonò con voluttà al suo dolore.