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Impossibile. Contro tutta la sua volontà — ove anche la sua volontà avesse voluto inchinarsi all’amore — stava il suo cuore morto, stava la sua giovinezza sepolta in una tomba lontana, presso la diletta morta e indimenticabile che per sempre possedeva la sua fede e la sua vita.
Risolvette di aprire intero l’animo suo a Susanna, di dirle il suo doloroso segreto, intuendo che quella confessione triste sarebbe stata un balsamo pel cuore della fanciulla
— Volete ascoltarmi un momento, Susanna? — le disse.
— Che avete ancora da dirmi? — fece la voce di lei, stanca.
— Mi lasciate parlarvi come un fratello?
— Dite.
— Ecco: io non posso più amare, Susanna, perchè il mio cuore e la mia vita li ho dati ad una morta.
— Ad una morta?
— Sì.
Ella tacque ma un immenso sollievo s’era già dipinto nei suoi occhi alle prime parole di quella confessione.
Noris non sarebbe stato suo ma non sarebbe stato di nessuno: non si è gelosi di una morta!
— Voglio che sappiate tutto, — riprese Noris, — perchè, così, avrete voi pure la pace.
— Grazie.
— Dunque dovete sapere che una donna, quasi ancora una fanciulla, è morta per me.
— Si è uccisa? — interrogò Susanna mentre il sangue batteva più rapido alle sue tempia.
— Non si è uccisa. Forse, io l’ho uccisa. Giudicatene. Tante volte io mi sono eretto giudice di me stesso riandando nella mia mente la cosa orribile, e mai, mai ho trovato la luce sufficiente per pronunziare su di me la condanna o l’assoluzione.
Tacque un istante sopraffatto dal ritorno delle memorie strazianti. Il suo bruno viso s’era fatto anche più cupo sotto l’impero della commozione