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Il giovanotto s’inchinò.

— Poichè voi lo dite!

Senza più curarsi di lui, Susanna s’avvicinò risolutamente al gruppo femminile che si contendeva l’aviatore.

Una singolare agitazione e insolita era in lei, un’eccitazione che le diede la forza di chiedere, rivolta a Noris:

— È permesso fare omaggio al valore?

Ettore Noris rispose con un sorriso alla frase che lo sorprendeva un poco, s’inchinò, prese appena la mano che Susanna gli stendeva e dove brillava già il cerchietto d’oro offertole quella sera dal fidanzato.

— Voi mi prevenite, — disse, — ma io giungo appena e non avevo ancora avuto il bene di trovarvi per presentarvi i miei auguri.

— Grazie, il vostro augurio ce lo hanno portato già i vostri magnifici fiori. Siete stato squisito.

Un’altra volta Ettore s’inchinò senza che l’espressione del suo viso si alterasse menomamente.

L’Acerri interveniva:

— Si possono vedere codesti fiori? — domandò.

— Sono nella sala da pranzo, — disse Susanna, — li vedrai fra poco.

Si rivolse ancora a Noris per chiedergli:

— Non venite di là? Avete già veduto mia madre? e papà? e Max?

— Non ho veduto nessuno, signora; come lei vede, sono stato sequestrato.

— Osate lagnarvene! — esclamò Max Kindler che per l’appunto compariva allora andando in traccia della fidanzata.

— Non me ne lagno infatti. Mi limitavo a constatare.

— Ma non è neppure entusiasta, — dichiarò l’Acerri, — non ho mai conosciuto un uomo meno galante di Ettore Noris.

— Possibile? — fece Max Kindler fingendosi scandalizzato.