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cupare. Ti garantisco io che Noris non sposerà Nadina.
— Lo spero anch’io, figliuola, e non mi preoccupo. Ma adesso, ti prego, vai a vestirti.
Susanna ubbidì anche perchè sentiva vivissimo il bisogno di essere sola.
Giunta nella sua camera, suo primo impulso fu di coprirsi il viso colle mani e sollevarlo in alto buttando indietro il capo in una muta invocazione di soccorso.
— Dio mio, Dio mio, — mormorò, — ma che avviene dunque dentro di me?
Noris le aveva mandato dei fiori. Non era una cosa naturale nella circostanza che ricorreva? Suo padre lo aveva invitato ad assistere a un’intima festa di famiglia ed egli rispondeva a quella cortesia con un’altra cortesia. Che c’era dunque di così singolare in tutto questo?
Nulla. Ma l’idea che Noris aveva necessariamente fermato il pensiero su di lei per scegliere i fiori da inviarle, bastava a darle una irrequietezza singolare. Come la pensava Noris? Chissà! forse rispondeva con disprezzo al creduto disprezzo di lei e quei fiori altro non erano che una cortesia usata a suo padre e al suo fidanzato. E forse non la pensava neppure, non s’era davvero accorto di lei, come aveva detto due giorni prima a Max Kindler.
Questa supposizione le parve ancora più intollerabile della prima.
Sentì che difficilmente ella avrebbe ritrovato la pace e il suo sereno equilibrio ove non avesse saputo, e allora risolse di avvicinare Noris quella sera e di interrogarlo fin che la sfinge non si fosse rivelata.
Presa la risoluzione, Susanna potè attendere a vestirsi e riuscì a prestare anche una discreta, attenzione ai consigli della cameriera che quella sera metteva, nella riuscita della toeletta della signorina, tanto amor proprio quanto ne avrebbe messo in un impegno d’onore.
La toeletta di Susanna riuscì meravigliosamente, ma portò un ritardo considerevole. Quando