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sasse di lui ed ella si era lasciata davvero sorprendere anche da Noris nell’atto di cercarlo col binoccolo.

Un moto dell’orgoglio non domato fece insorgere tutti i suoi istinti di rivolta in una disapprovazione violenta dell’atto di Kindler.

Si propose di rimproverarlo non appena lo avesse veduto. E per un caso singolare, come chiamato dal suo proposito, Kindler comparve subito nel palco, avanzò dritto verso di lei, disse con un sorriso di grande soddisfazione:

— È andato tutto benissimo.

Prima che Susanna potesse parlargli, Elsa Marlitt intervenne:

— Volevate portar via l’aviatore, nevvero?

— Perchè?

— Ho visto l’automobile di Pearly entrare nell’hangar.

— No, non si voleva portarlo via, — spiegò Kindler, — soltanto, siccome moltissimi, tutti, anzi, chiedevano di vedere l’aviatore, Pearly, gli ha proposto di fargli fare un giro in automobile lungo le tribune, dentro il campo.

— Non ha voluto?

— Non ha voluto.

— Perchè?

— Perchè dice che deve rivedere l’apparecchio.

— Ma non funzionava benissimo?

— Funzionava splendidamente, ma Noris è innamorato della sua macchina e ha bisogno di starle intorno sempre. Guardatelo.

Accennò verso l’hangar e le fanciulle videro Ettore Noris affaccendato ad aiutare i suoi meccanici che facevano rientrare l’aeroplano sotto il capanno. Egli si era liberato dello scafandro ma aveva già indossato sopra il costume da città, un camiciotto azzurro da operaio che più facilmente lo faceva confondere, da lontano, con uno dei suoi aiutanti.

— Quello? — fece la biondissima Acerri che si era accostata al gruppo formato dall’ingegnere colla fidanzata e colla Marlitt.

— Quello, — affermò Elsa Marlitt.