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Non ridevo per la vostra paura ma per quella di Gretel.

La piccola Gretel aspettò la spiegazione senza sollecitarla.

— È vana la tua paura, Gretel, — fece la Marlitt. — Ettore Noris non può cadere.

— Davvero?

— Davvero. Ma per una ragione che tu non puoi ancora comprendere, cara.

— Dilla a me, — fece sottovoce Susanna senza distogliere lo sguardo dall’alto.

— Ma per questo semplicemente, che egli è segnato in fronte dal destino e molte grandi cose deve compiere prima che l’ultima sua ora sia suonata.

— Come lo sai, tu?

— Se tu lo avessi guardato come io l’ho guardato, Susanna, gli avresti veduto impresso in fronte il crisma della vittoria. Egli appartiene alla razza dei dominatori; ne ha la espressione pacata, profonda, austera, chiusa.

La voce flautata della biondissima Acerra osservò:

— Come lo esaltate, signorina Marlitt! Non ne sareste per avventura un poco innamorata?

Un’onda di sangue salì a colorare il chiaro viso della fanciulla.

Ma ella rispose tranquilla:

— Sarebbe inutile.

— Lo ammirate però molto?

— Lo ammiro molto.

— Come aviatore o come uomo?

— Non ho mai pensato a separare l’uomo dall’aviatore in lui.

— Scende, — fece a un tratto, piano, quasi lo dicesse a sè stessa, Susanna.

— Precipita! — esclamarono sgomente due o tre piccine.

Una gettò anche uno strillo acuto che distolse per un attimo l’attenzione della folla dall’aviatore.

Ma non precipitava Noris.

Egli si abbandonava semplicemente a uno di