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— Siete dunque colpevole?

— Voi giudicherete. Quando Noris e io vi abbiamo lasciato poco fa dopo quella vostra feroce accoglienza....

— Feroce? — interruppe Susanna sbalordita dall’audacia del suo fidanzato.

— Sì, cara, feroce; ma non conta. Dicevo dunque che quando ce ne andammo, Noris era silenzioso e oscuro in viso.

— Che cosa s’era aspettato? Ch’io mi commovessi?

— Ecco, vedete, anche voi come me, avreste attribuito quel suo contegno alla impressione della vostra accoglienza. Così, io mi credetti in dovere di chiedergli se mai fosse stato malcontento dell’esito della mia presentazione.

— Faceste male. Max: ma ormai non c’è più rimedio. Il signor Noris si sarà permesso degli apprezzamenti.

— No.

— Ah!

— Mi disse che non s’era accorto del come lo avevate ricevuto.

Stavolta Susanna scattò:

— Ma questa è una villania! È la villania rivelatrice dell’individuo! e voi l’avete tollerata?

— Sarebbe stata infatti una villania se Noris non si fosse affrettato a soggiungere che egli non si accorge mai dell’accoglienza delle signore.

— Vi garantisco che se io avessi occasione di rivederlo, lo sforzerei ad accorgersi di quello che io penso di lui.

— È inutile, — fece Kindler dopo un istante, — non ho fortuna, oggi, con voi, mia cara Susanna.

— La colpa non è mia.

— Sono disposto ad ammetterlo purchè voi consentiate a far la pace.

— Non ho nulla contro di voi, Max, lo sapete.

— Grazie, cara. Mi volete dare la mano, adesso?

Ella depose la sua piccola mano rosea tenuta