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— Non l’ho guardato.
— Lo so. Ma voialtre signore avete un privilegio di saper vedere senza guardare.
— Non so se sia vero. In ogni caso vi assicuro che non ho approfittato ai questo privilegio in favore del vostro Noris.
— Come lo odiate! — fece Kindler sorridendo.
— Macche odiare! non l’ho guardato, ecco. Non esiste per me.
— Com’è strano! — mormorò l’ingegnere.
— Che cosa ci trovate di strano?
— In quello che voi dite, nulla, cara.
— E allora?
— Pensavo a una coincidenza curiosa.
— E cioè?
Senza rispondere direttamente alla domanda, l’ingegnere osservò ancora:
— Forse è vera la teoria delle forze psichiche latenti che si attraggono o si respingono.
— A proposito di che cosa, se è lecito, improvvisate codesto commento?
— A proposito di questo, che fra voi e Noris deve esserci davvero una corrente repulsiva.
— Ah!
— Già. Voi non avete badato a lui: lui non s’è accorto di voi.
Un moto improvviso di sdegno colorò le gote pallide di Susanna.
— Spero bene — osservò — che egli non avrà osato parlarvi di me.
Ancora una volta l’ingegnere sorrise.
— Sentite, Susanna, — disse poi, — questo che sto per dirvi, susciterà forse il vostro sdegno ma io non sono capace di nascondervi cosa alcuna.
— Lo spero.
— È così. In merito di questa prova di devozione assoluta e di assoluta fiducia, io vi prego, dunque, di raccogliere tutta la vostra bontà e di ascoltarmi con indulgenza.
— Con indulgenza?
— Sì.