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— I più logici. Non vengono forse tutti da codeste classi i vostri novelli eroi? Un giovanotto furbo che dieci anni fa avrebbe fatto il vetturino faceva il conduttore d’automobili due anni fa e quest’anno fa il pilota d’aereoplani, ma l’individuo resta lo stesso. Voi mi avete dunque presentato un vetturino.

— Susanna! — esclamò con tono supplice l’ingegnere.

— Ebbene? smentitemi se potete!

— Ma sicuro. Voi avete gran torto di generalizzare così. Ettore Noris non è mai stato nè un vetturale nè uno chauffeur.

— Cos’era? un duca? — fece ironica la voce della fanciulla.

— Non era un duca, ma era un giovinotto di buonissima famiglia che studiava ingegneria quando lo prese la passione dell’aviazione. Se avesse finito i suoi studi, oggi potrebbe forse essere al mio posto. Se lo aveste sentito discutere con me intorno al mio motore, sareste rimasta meravigliata. A voi, cara, io posso confessare che debbo al suo consiglio alcune modificazioni apportate al mio motore che ritengo importantissime.

— Capisco che gli siate grato, — fece la fanciulla, — ma io non c’entro nei vostri doveri di riconoscenza.

— Voi volete farmi soffrire, Susanna. Ho dunque commesso un così gran delitto presentanovi Ettore Noris, il più grande fra gli aviatori italiani, presentemente, e forse uno dei primi del mondo? Vi sareste offesa se vi avessero presentato Beaumont?

— È un’altra cosa, — ella disse. — Prima di essere aviatore, Beaumont era un ufficiale della marina francese. Rimane sempre un ufficiale. Egli non ha fatto della sua audacia un mezzo per far quattrini, non ha avvilito la sua passione facendone un mestiere! E la sua è l’audacia dell’uomo cosciente che sa quanto può chiedere alla sua freddezza e quanto rischio rappresenti ogni suo tentativo. E i suoi tentativi hanno tutti uno