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sè anche a costo di soffrire e di far soffrire, di morire e di far morire....

Egli sapeva anche il modo di uccidere la fiamma. Togliere qualsiasi illusione a Minerva Fabbri, smentire colle parole la confessione dei propri occhi, dirle che il suo amore lo lasciava insensibile come insensibile lo avevano lasciato l’amore e lo strazio di tutte le sue sorelle di passione e di dolore, fuggire, abbandonarla, salvarsi, strapparsi alla dolcezza di quella vicinanza che l’aveva perduto e andare a vivere lontano, ancora tra i fantasmi d’oltre tomba....

Egli sapeva il modo d’uccidere la fiamma: tante volte vi aveva soffiato sopra, per spegnerla nel cuore delle dolenti, delle dolcissime che invano lo avevano amato! E non erano valsi il pianto e le preghiere e l’ardore a temperare la crudeltà della energia che la fede giurata faceva inesorabile!

Ma l’amore di questa silenziosa trovava le vie del suo turbamento più che se si fosse espresso con parole.

Gli suggeriva anche pensieri che erano concessioni fatte alla sua improvvisa debolezza, al segreto suo desiderio di conciliare la giurata fede con quella dolcezza nuova tutta interiore che egli si riprometteva di non lasciar trasparire mai, di non mutare mai in tradimento.

Minerva stessa gli mostrava, a questo proposito, la via da seguire. Non aveva ella sempre taciuto? Non portava silenziosa la sua corona di spine sopra il suo cuore sanguinante? Perchè non avrebbe trovato lui pure la forza di soffrire poichè ella aveva quella di tacere?

No, non correva alcun pericolo la fede giurata alla piccola tomba che per lui s’era dischiusa. E non doveva, non poteva serbargli rancore la morta che riposava in quella tomba poichè egli le offriva un olocausto nuovo: il proprio dolore, oltre l’amore; una fede che il sacrificio avvalorava.

A questo fermo proposito di fedeltà materiale assoluta volle conformare i suoi rapporti con Mi-