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— Ecco ciò che si chiama parlar chiaro.

— Non dovete offendervene, cara amica. Ho le mie buone ragioni per parlarvi così.

— Si possono conoscere queste ragioni?

— La gente è sciocca e cattiva e io mi debbo preoccupare della vostra rispettabilità....

Aveva parlato senza guardarla, Noris, e una lunga pausa seguì alla sua risposta. Tutto lo stupore di Minerva, tutto il suo sdegno, tutta la sua ansia e le mille domande che si affollavano alla sua mente si erano riflesse sul suo viso bianco levato attonito verso il volto di Noris in un avvicendarsi di espressioni rapidissimo.

— Che cosa dice la gente? — ella domandò poi a un tratto con una voce fredda e arida dove suonava soltanto l’accento dell’amarezza.

— Risparmiatemi di dirvelo poichè lo avete già compreso, — osservò Noris.

Ella ribattè:

— E a voi importa di quello che la gente dice?

Stavolta i loro occhi si incontrarono e nessuno dei due li abbassò e le loro labbra non ebbero bisogno di aggiungere più una sillaba a quanto era stato detto, poichè improvvisa e violenta era scaturita dalle pupille d’entrambi la rivelazione terribile.


*


Lui pure! lui pure!

Quell’amore era entrato nel suo cuore e nella sua vita furtivo e silenzioso come un male che si fosse rivelato insieme presente e già inesorabile. Quando era stato? come era stato? Non trovava!

Da un pezzo durava l’insidia lenta che forse, sulle prime si chiamava soltanto amicizia, fraternità, dolcezza di vita in comune, tepore di femminilità vicina, inavvertito fascino di bellezza, di giovinezza, che aveva preso un altro no-