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bilità proclamata sarebbe caduto infranto per il potere magico irradiante da quel volto.

Perchè non avrebbe potuto essere?

La speranza viva e forte in lei come un’indispensabile energia di vita, dava a questa possibilità l’evidenza d’una probabilità, mutava anche la probabilità in una sicura fatalità ineluttabile. Così, così sarebbe avvenuto di Ettore Noris....

E la fede nuova sorrideva raggiante da tutto il suo viso, dava potenza di seduzione irresistibile al suo fascino naturale, temprava le armi della sua conquista, quand’ella ritornò nel salotto dove aveva introdotto Noris dopo esserne scomparsa un istante per togliersi il vestito da viaggio.

L’ora trascorse semplice e serena in una intimità scevra di morbosità ma dolcissima di comprensione reciproca.

E per la prima volta tornandosene verso l’aereodromo, solo, Ettore Noris si domandò alzando il viso verso le prime stelle:

— Chi sarà il sogno di quella creatura?


VI.


La pace che Noris si era ripromesso di gustare tornato a Cassano, dopo l’esaurimento prodotto in lui dalla lunga fatica sostenuta per la lotta eroica, non si realizzò subito. Dapprima egli dovette subire per oltre una settimana gli inviti che si moltiplicavano per festeggiamenti che volevano essere omaggio e cortesia e che si traducevano in fatica non compensata da una equivalente soddisfazione: poi, vi fu la questione di Dauro da regolarizzare.

Dauro aveva sperato invano la conquista di Minerva Fabbri. Dopo il colloquio che a questo proposito aveva avuto colla fanciulla, Ettore No-