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Senza degnare d’un’occhiata il giovane che s’inchinava, Susanna abbassò lievemente il capo in un freddo saluto silenzioso.
Una nube passò sulla fronte di Mar Kindler. Senza insistere oltre egli disse:
— Buongiorno, — e mosse con Noris per un viale opposto.
Per qualche istante i due uomini camminarono vicini e silenziosi, poi, credendo di dover fare le scuse di Susanna, il direttore delle officine elettrotecniche Pearly disse a Noris:
— L’accoglienza della signorina Pearly dev’esservi sembrata un po’ strana: perdonate; è una creatura molto bizzarra.
— Non ho badato come m’abbia accolto, — fece Noris tranquillo.
E siccome l’ingegnere Kindler lo guardava stupito, egli soggiunse per temperare 1 asprezza dell’insolenza non voluta:
— Non bado mai all’accoglienza delle donne.
— Ah! ho capito, — osservò il buon tedesco sorridendo, — siete un misogino.
— Come volete.
— Una cosa singolare alla vostra età, e difficile, piuttosto.
— Ho la mia macchina, — disse Noris.
— E l’amate sopra ogni cosa al mondo?
— Sopra ogni cosa.
— Vi capisco perfettamente.
Come riuscisse a capire la passione esclusiva dell’aviatore non spiegò il sentimentale tedesco che da tre anni, da quando cioè aveva assunto hi direzione delle officine Pearly, adorava Susanna e aveva subordinato alla conquista, di lei ogni suo sforzo di lavoro, e si riteneva adesso il più felice degli uomini perchè il padre Pearly gli aveva finalmente concesso la mano della figliuola come premio per aver creato il nuovo motore d’aereopiano Kindler-Pearly.
Il nuovo motore era stato appunto provato da Ettore Noris con un risultato che aveva deciso l’aviatore ad accettare le proposte della casa Pearly di adoperarlo ormai esclusivamente. Il