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a proposito dell’autenticità del ritratto. Il meglio informato era il vecchio che ammetteva la presenza, a New-York, d’una amica di Noris, un’aviatrice italiana, non russa, che era stata sua allieva e che in aviazione era conosciuta, col nome già glorioso di Pallade Atena, ma negava assolutamente che la signorina in questione fosse qualcosa di più d’una semplice amica per l’aviatore.
Minerva ascoltava, divertita, in fondo, da quelle chiacchiere che si aggiravano intorno all’unico argomento interessante per lei e si chiedeva chi potesse essere il viaggiatore che si mostrava così bene informato di tutto quello che toccava il grande amico suo.
La sua curiosità si fece più viva quando udì il viaggiatore soggiungere:
— D’altronde, la stessa leggenda di freddezza che si attribuisce a Ettore Noris viene narrata anche a proposito della sua allieva. L’hanno chiamata Pallade Atena appunto per la sua saggezza e per la sua refrattarietà.
— Voi siete straordinariamente bene informato, — osò dire Minerva Fabbri spinta da un improvviso scatto d’audacia.
Si rivolsero tutti a guardare la fanciulla che per la prima volta rompeva il silenzio serbato per tanto tempo e lo faceva per rivolgere un’osservazione così diretta.
— Sì, — rispose il vecchio, — ho avuto occasione di conoscere molto davvicino Ettore Noris e i suoi amici. Ma la signorina dev’essere informata almeno altrettanto bene di me per trovare esatte le mie informazioni.
— Sì, — disse Minerva con semplicità, — conosco un poco Ettore Noris.
La sua dichiarazione le valse d’essere fatta segno per tutta la durata del pranzo alle occhiate e alle domande di tutti i commensali. La sera, la cosa si ripetè e la fanciulla si sarebbe pentita assai della sua imprudenza se ormai il viaggio non fosse stato prossimo alla fine. Ma il vapore aveva già passato lo stretto di Gibil-