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— Sì, — convenne Noris, — una splendida creatura; ma veniva per infliggermi una noia di più e così ho trascurato anche di contemplare la sua bellezza.
— Una noia vi voleva infliggere?
— Un ricevimento in casa sua, figuratevi.
— Chi è se non è indiscreto chiederlo?
Noris teneva ancora in mano il biglietto che Ugo gli aveva consegnato.
— Ecco qua, — lesse. — Mistress Hodge. Ho capito, la vedova del leader radicale.
— Potevate accontentarla!
— Ah, no! — esclamò Noris con una vivacità inusitata, — ne ho abbastanza di produrmi come un fenomeno. Non ne posso più! darei metà della mia così detta gloria per la pace di Cassano. Voi mi trovate ingiusto?
— Affatto. Io vi comprendo e condivido così pienamente il vostro modo di sentire che mi propongo di partire domani.
— Dite davvero? — interrogò Noris con uno stupore che tradiva anche il suo sincero malcontento.
— Ho già disposto tutto per la partenza.
— Ma questa è una novità molto inaspettata! Io ritenevo fosse convenuto che voi vi sareste fermata a New-York fintanto che ci si stava noi. Pensavo di compiere insieme il viaggio di ritorno.
— Infatti. La mia risoluzione data soltanto da stamane.
— Da stamane? — fece Noris cercando col pensiero che cosa potesse averla motivata.
Gli parve d’aver trovato. Soggiunse:
— Voi vi siete inquietata per la pubblicazione di quella rivista!
— No, assolutamente no, caro Noris. Vi assicuro che quella stupida insinuazione m’ha lasciata perfettamente indifferente.
— E allora?
— E allora, non cercate perchè sarebbe inutile. Non c’è nessuna ragione speciale nella mia risoluzione improvvisata. Mi sento annoiata, ecco,