Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/236


— 230 —


— Gliene parlerò stamane a coazione.

— Se lo vedremo. È invitato da un deputato milionario.

— Allora lo saluterò prima di notte.

— Gli rincrescerà moltissimo che partiate prima di noi. Perchè non ci aspettate?

— Perchè son stanca, di questa settimana di vertigine. Sento la nostalgia di Genova e della mia casa.

— Non avete torto. Anch’io ho una gran voglia di tornare a Genova, ma pare che per ora non si possa.

— Lo so. Noris aspetta l’arrivo dell’ingegnere Dauro per concludere non so più quale affare.

— Sì, un affare colossale con una Società americana. Saranno milioni per Dauro e per Noris.

— Senza, dubbio.

— Quando credete voi che potremo partire?

— Fra due o tre settimane, non prima.

— Lo penso anch’io. Noris m’ha detto che poi mi dà vacanza per un mese. Anche lui vuol riposare. Dice che si seppellirà in montagna e che fino all’autunno non si farà più vivo.

— Farà benissimo. Avrà un gran bisogno di riposo dopo queste giornate di fatica.

— E di noia! Io sono meravigliato di vederlo accettare con tanta rassegnazione tutte le corvèes che rii fanno subire.

Minerva Fabbri osservò un po’ amara:

— Sono corvèes che hanno il loro lato piacevole.

— Sì, senza, dubbio. Ma Noris è poco sensibile ai vantaggi della sua posizione eccezionale. Quando penso che egli potrebbe possedere le più belle donne della terra!

— Ditegli che ve ne ceda qualcuna....

— Me le cederebbe tutte, se stesse a lui.

— Ne siete sicuro?

— Sicurissimo. È un tipo speciale per questo. Refrattario. Come voi, — soggiunse sorridendo per farsi perdonare l’audacia.

Minerva Fabbri perdonò e sorrise.

— Che ne sapete voi? — domandò.