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— Gliene parlerò stamane a coazione.
— Se lo vedremo. È invitato da un deputato milionario.
— Allora lo saluterò prima di notte.
— Gli rincrescerà moltissimo che partiate prima di noi. Perchè non ci aspettate?
— Perchè son stanca, di questa settimana di vertigine. Sento la nostalgia di Genova e della mia casa.
— Non avete torto. Anch’io ho una gran voglia di tornare a Genova, ma pare che per ora non si possa.
— Lo so. Noris aspetta l’arrivo dell’ingegnere Dauro per concludere non so più quale affare.
— Sì, un affare colossale con una Società americana. Saranno milioni per Dauro e per Noris.
— Senza, dubbio.
— Quando credete voi che potremo partire?
— Fra due o tre settimane, non prima.
— Lo penso anch’io. Noris m’ha detto che poi mi dà vacanza per un mese. Anche lui vuol riposare. Dice che si seppellirà in montagna e che fino all’autunno non si farà più vivo.
— Farà benissimo. Avrà un gran bisogno di riposo dopo queste giornate di fatica.
— E di noia! Io sono meravigliato di vederlo accettare con tanta rassegnazione tutte le corvèes che rii fanno subire.
Minerva Fabbri osservò un po’ amara:
— Sono corvèes che hanno il loro lato piacevole.
— Sì, senza, dubbio. Ma Noris è poco sensibile ai vantaggi della sua posizione eccezionale. Quando penso che egli potrebbe possedere le più belle donne della terra!
— Ditegli che ve ne ceda qualcuna....
— Me le cederebbe tutte, se stesse a lui.
— Ne siete sicuro?
— Sicurissimo. È un tipo speciale per questo. Refrattario. Come voi, — soggiunse sorridendo per farsi perdonare l’audacia.
Minerva Fabbri perdonò e sorrise.
— Che ne sapete voi? — domandò.