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— Una signora? — fece Minerva Fabbri subito interessata.

— Sì, — confermò il giovanetto. Soggiunse con disprezzo evidente: — sapete, una delle solite esaltate....

— In questo caso non varrebbe la pena di disturbare Noris nemmeno se ci fosse.

— Ecco, c’è una circostanza particolare in favore della signora.

— E cioè?

— Prima di tutto, — fece Ugo, — è bella.

— Ah! e credete che a Noris importi?

— Per nulla, lo so.

— E allora?

— Io non posso mai rifiutare un favore a una donna bella.

— Allora, fatene uno a me: mandate via quella signora.

— Non posso, cara signorina. Noris le ha fissato un appuntamento.

Minerva Fabbri sobbalzò.

— Siete pazzo, — ella disse.

— Mi avete frainteso. Voglio dire che la signora ha scritto, prima di venire, chiedendo d’essere ricevuta.

— E Noris le ha risposto?

— Precisamente. Cioè, ha fatto rispondere da me.

— A quanto pare, non se ne ricorda però più, perchè ha dimenticato l’ora della visita.

— Potete star sicura che non se ne ricorda più. Per fortuna, la signora è paziente. Ha detto che non ha premura e che aspetterà.

— Dove l’avete ricevuta?

— In sala di lettura.

Il dialogo fra i due giovani fu interrotto dall’entrata della cameriera. Minerva le diede gli ordini che Ugo ascoltò con sorpresa perchè non appena la donna fu scomparsa, domandò, rivolto a Minerva:

— Voi partite domani?

— Sì, caro, non ve lo avevo detto?

— Affatto. Ne avete parlato a Noris?