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l’aneroide per vedere se vi fosse un modo di evitare quella minaccia: deviare? innalzarsi al disopra della nube? proseguendo sulla linea della sua rotta, l’aereoplano avrebbe, fra poco, attraversato in pieno la nube. La cosa non sarebbe stata grave se la traversata si fosse compiuta tutta prima che la nube si sciogliesse in temporale. Ma Noris non era ben sicuro della cosa. A ogni modo, bisognava subito scartare l’idea di deviare. La nube aveva una estensione enorme, specie verso sud-ovest. E deviare a nord, voleva dire, per Noris, perdere un tempo preziosissimo.

Restava la possibilità di innalzarsi e l’aviatore decise di tentarla. Forse, qualche centinaio di metri più su avrebbe ritrovato l’azzurro. Mentre manovrava in questo intento, un lampo attraversò la massa buia ingombrante l’orizzonte. Il temporale si annunziava più rapido di quanto Noris avesse potuto prevedere.

Adesso, non gli restava nemmeno più la possibilità di sfuggirlo. Prima che gli fosse riuscito di portare la sua macchina al disopra della nube, la tempesta si sarebbe scatenata. Ecco, al primo lampo altri ne succedevano spessi, fitti, insistenti; una raffica investì l’aereoplano, gli impresse un sussulto violento, lo abbassò come sotto un colpo assestato da una mano invisibile.

La tempesta era imminente. Noris la vedeva venirgli incontro, incombergli sopra, raccogliersi sotto la sua macchina, investirla, avvolgerla, travolgerla, forse. Con quella calma che sempre si faceva in lui quando il pericolo urgeva, l’aviatore concentrò le sue forze per la difesa. Bisognava affrontare l’uragano.

Era necessario mantenere la macchina sulla linea della sua rotta poichè ormai qualsiasi deviazione sarebbe stata inutile. Forse la velocità, dell’apparecchio sarebbe riuscita a vincere anche la furia del vento, di solo grave pericolo per Noris era costituito dalla probabilità che l’apparecchio applicato alla sua macchina per raccogliere l’energia elettrica dell’atmosfera, diventasse uno scaricatore troppo violento dell’elettricità