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Bisognava reagire.

Ecco, ad aiutare il suo proposito, sorgeva adesso il sole.

Come per un prodigio, Noris vide a un tratto avvivarsi e accendersi tutto l’orizzonte e ricolorarsi il mare e sorridere l’azzurro opalino del cielo.

Ritornava il giorno, ritornava la vita! Ed ecco, anche nell’aviatore risorgevano la fede e la forza. Più veloce avrebbe voluto il motore, più ravinto il vento? oltre metà del viaggio era compiuta, oltre metà della prova vinta. Prima che quel sole, salito adesso all’orizzonte d’oriente, avesse percorso tutto l’arco di cielo che sovrastava l’Oceano, Noris sarebbe giunto.... Ora, la ripresa d’energia si mutava per lui in impazienza. Più veloce avrebbe avuto il motore, più rapida la corsa. Il velivolo solcava lo spazio come un proiettile e pareva a Noris che troppo lento fosse il suo volo e troppo placido.

Il freddo dell’alba era fugato dal sole.

Noris bevve un altro sorso di cordiale e preparò mentalmente la sua giornata. Si guardò attorno, per trarre un pronostico dall’aspetto del cielo e del mare. Il mare era lievemente agitato, appariva come una distesa color di azzurro cupo striata regolarmente da strisce bianche: la spuma delle onde. Fin dove l’occhio del giovane giungeva, la distesa era deserta: non una nave, non una traccia di fumo: soltanto all’estremo occidente, dove si fondevano le linee del cielo e del mare, una striscia bruna si disegnava percettibile appena.

Una nave?

Noris rimase un poco in forse.

— Nuvole, — disse coll’esperienza del suo sguardo abituato a discernere anche assai lontano. E soggiunse: — Male!

Un’ora dopo la nube, che man mano era andata ingrossando, era vicinissima e ingombrava colla sua massa bruna tutto l’orizzonte come una minaccia.

Noris interrogò successivamente la bussola e