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dolcissima figura apparsa sul suo cammino come una visione per la durata breve di una visione.

Un altro viso femminile venne a sovrapporsi a quello, soave di tutta la bontà e di tutta la rinunzia, fatto spirituale dal martirio, suggellato dalla morte: e le sue labbra mormorarono un nome:

— Susanna!

Con dolcezza malinconica la ripensò, come una cara piccola sorella spirituale partita prima di lui, vegliante su di lui.... Chissà se Susanna lo vedeva? se gli era accanto? se pregava per lui? o se invece aspettava la sua morte coll’impazienza e il desiderio della passione ineluttabile? No, non sognava la sua morte, Susanna.

Eva, sì: non Susanna.

Eva doveva aspettarlo da tanto, da tanto col suo ardente cuore che lo spavento e l’amore avevano spezzato, colle sue gracili braccia e tenaci corse da un ardore che neppur la morte doveva avere assiderato.... Forse, a quell’ora, la piccola bocca che tante volte egli aveva baciata sussurrava:

— Sarà per oggi? per oggi?

Un brivido corse per le vene del giovane: non di paura, di desiderio. Tutto l’impeto della sua giovinezza costretta e soffocata da due anni ormai nel dolore, nel ricordo, nell’incessante lavoro, nel perseguito pericolo che gli desse la liberazione, risorgeva adesso dietro l’evocazione della dimenticata. Più vicina egli la sentiva dacchè il rischio poneva lui pure sul limitare della morte oltre il quale la diletta gli sorrideva e lo invitava. Quando, dove avrebbe ritrovato Eva? Fra poco? nei flutti dell’Oceano che si apriva sotto le fragili ali sostenute dalla sua audacia e dal prodigio? in quella notte imminente? sotto le stelle? o all’alba nella rinnovata luce della primissima ora del giorno?

Serenamente interrogava il destino, ma il destino era muto e nessun segno dava di quanto aveva scritto.