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sconosciuto mettendovi accanto una parentesi: impressioni del pubblico.

— Può essere interessante, — pensò.

Il pubblico convenuto ad assistere all’avvenimento straordinario era limitatissimo.

Noris aveva seguito il consiglio di Dauro di partire da Horta, nell’isola di Fayal, la più occidentale fra le Azzorre, e il piccolo porto aperto sull’Oceano non era il punto più adatto per un convegno numeroso di interessati e di curiosi.

A parte Giorgio Dauro, che rappresentava anche Noris presso il Comitato incaricato di controllare le condizioni della partenza, e un gruppo di giornalista, il pubblico era costituito unicamente di aviatori d’ogni nazione chiamati ad assistere alla prova da un interessamento naturale e vivissimo. E c’erano, sullo spiazzo donde Noris si accingeva a spiccare il volo, tutti gli abitanti della cittadina — pescatori, operai del piccolo porto, navigatori — che mai aveva noverato un avvenimento così importante. Pochissime donne — e nessuna che conoscesse Noris.

Minerva Fabbri, che aveva dovuto rassegnarsi a rinunciare al volo, era partita da Genova dodici giorni prima ed era andata a imbarcarsi all’Havre per New-York dove attendeva ora Noris con un’ansia che pareva un’anomalia nel suo temperamento alteramente chiuso e freddo.

A New-York, insieme a Minerva Fabbri era andato anche Ugo, cosicchè a Horta, soltanto Dauro, Lorenzo Rolla, Paolo Adelio e due meccanici avevano accompagnato l’aviatore, e gli stavano intorno con una deferenza commossa.

Nessun scetticismo professionale valeva a vincere la commozione suscitata dalla grandezza della prova imminente. Quello che Noris si accingeva a fare poteva essere eroico o soltanto folle, ma era troppo capitale e definitivo il suo gesto per sottrarsi al fascino che lo circondava.

Quante cose ignote nella prova audace! La solidità dell’apparecchio, la praticità delle trova-