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glia marine, pari a quattromila e trentasette chilometri. Ma i piroscafi sono costretti a deviare un poco a nord per evitare certe correnti, e questa rotta forzata importa certo due o trecento chilometri in più. L’aereoplano può seguire la linea perfettamente retta compiendo il tragitto che io calcolo all’incirca di tremila e settecento chilometri, in meno di venticinque ore....
— È vero.
— Voi mi avete capito e mi approvate dunque.
— Senza dubbio, bisogna persuadere Noris a seguire il vostro consiglio.
— Io spero di riuscirvi. Voi, non traditevi e non traditemi, per carità! Ricordatevi che di fronte a Noris non sapete niente.
— Non temete. Piuttosto, ditemi: non credete che sarebbe più prudente se si facesse accompagnare?
— Sì, sotto un certo aspetto: il poter cedere anche per brevi istanti il controllo della macchina a un compagno che gli stesse al fianco, gli permetterebbe di riposarsi un poco di una tensione che così dovrà essere atroce.
— Ditegli che prenda me insieme! — supplicò la Fabbri con ardore.
Dauro sorrise.
— Vi renderei un cattivo servizio, vi assicuro.
Senza contare che, all’atto pratico, il progetto presenterebbe molte difficoltà.
— Quali?
— Intanto per sostituire Noris nel governo della macchina dovreste conoscerla punto per punto.
Poi, sono persuaso che Noris non permetterebbe a nessuno di correre il rischio che egli vuol correre.
La Fabbri sospirò.
— Pazienza! — disse poi, — andrò ad aspettarlo a New-York.
— Dato che egli parta dalle Azzorre.
— Sarebbe pazzo se egli si ostinasse a non ascoltarvi!
Il discorso si protrasse ancora a lungo, quel
STENO. La veste d'amianto