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bra impossibile la prolungata resistenza a una velocità così formidabile. Come respirerà, Noris?
— Abbiamo provveduto anche a questo. Oltre che dalla maschera, Noris sarà difeso da uno schermo di vetro composto di due lastre combacianti ad angolo e collocato in modo da proteggere la sua persona senza tuttavia intralciare la velocità dell’apparecchio.
— Ho capito. E codesto schermo, lascierà perfettamente libera la visuale?
— Senza dubbio. Non solo, ma esso è congegnato in modo da poter venire abbassato automaticamente in caso di tempesta, per esempio, quando, cioè, la pioggia dovesse appannare il vetro in modo da togliere al pilota la visione nitida della sua rotta.
— In tal caso, però, poco tempo potrebbe resistere. Noris, alla velocità di centottanta chilometri. Perchè avete voluto imprimere al vostro motore una velocità così formidabile?
— Per abbreviare il più che fosse possibile la durata del percorso, immaginate: la distanza più breve fra una sponda e l’altra dell’Oceano, misura pur sempre più di duemila miglia marine. Io la computo fra le Azzorre e New-York perchè vorrei appunto che Noris salpasse dalle Azzorre per scendere a New-York.
Minerva Fabbri guardò il suo interlocutore meravigliata.
— Ma come? Non avevate detto che Noris sarebbe partito dall’Inghilterra?
— Questo è quanto egli conterebbe di fare; partire dalla punta più occidentale dell’Irlanda e scendere a Terranova. La distanza è superiore a quella che io ho calcolata fra le Azzorre e New-York e il tragitto non sarebbe così rettilineo. Senza contare una quantità di altri inconvenienti che è inutile io stia a ripetervi qui. Spero di riuscire a persuadere Noris. In tal caso, egli potrebbe partire dal posto di Horta, nell’isola di Fayal, la più occidentale del gruppo delle Azzorre. Fra questo punto e New-York, la rotta seguìta dai piroscafi è di duemila centottanta mi-