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e l’idea di questa prova come se si trattasse di una cosa mia.
Tutta l’espressione del suo viso acceso da una fiamma insolita confermava le sue parole.
Giorgio Dauro, che la guardava sorpreso e estasiato, osservò:
— Non vi supponevo tanto entusiasmo.
— Perchè? — domandò la Fabbri guardandolo alteramente.
— Non so... siete sempre così serenamente saggia!
Non osò dire:
— Siete sempre così fredda!
Ma la Fabbri osservò:
— Saggezza ed entusiasmo non si escludono.
Anzi, forse è dar prova di saggezza serbare l’entusiasmo solamente per le cose grandi e degne.
Sorrideva, adesso.
— Avete ragione, — approvò Dauro, — avete sempre ragione, voi.
— Non sapete, — domandò la fanciulla improvvisamente, — non sapete se Noris persiste sempre nell’idea di partire solo?
— Credo di sì.
— E non sarà possibile fargli mutare proposito, vero?
— Sarà molto difficile e, in ogni modo non vi consiglierei di accompagnarlo.
— Perchè?
— Perchè la prova, credete, sarà ardua e faticosissima.
La Fabbri domandò, cogli occhi intenti in quelli di Dauro o la fronte aggrottata:
— Voi credete nella riuscita, però.
— Ci credo perchè l’applicazione della nuova energia al motore è non solo possibile ma provata ormai e sicura, e poi perchè l’esperimento è affidato a Noris, a un uomo, cioè, capace di compiere un miracolo.
— Sarà dunque necessario il miracolo per trionfare?
— Noris dovrà certo spiegare una resistenza prodigiosa che avrà del fantastico. Immaginate: